Il libro della pesca in mare - страница 5
Un’ ultima annotazione riguarda l’abbigliamento. In estate basta poco per essere perfettamente attrezzati ; una leggera felpa, un giubbetto antivento, pantaloni magari antiumido, leggeri stivali o scarpette e siamo a posto.
Il problema si presenta in inverno quando spesso dobbiamo combattere con vento e pioggia oltre che con il freddo,. I capi migliori sono quelli in Goretex o materiali simili tipo l’Entrant, ai piedi dopo sci o stivali seri e calze anticondensa magari in pile. La spesa per l’abbigliamento invernale non deve essere improntata al risparmio in quanto solo capi tecnici di altissima qualità garantiranno il nostro benessere ed una durata che giustificherà ampiamente la spesa.
Attenzione ai completi antipioggia di scarsa qualità, questi se pure ci riparano dagli scrosci d’acqua sono in grado di produrre una condensa interna forse più dannosa della stessa pioggia.
L’abbigliamento intermedio è bene che sia in Pile, materiale sintetico che garantisce a sua volta un’ottima tenuta all’umido e che mantiene una temperatura corporea quasi costante.
Insomma in inverno prima che farci brillare gli occhi per la nuova canna o il nuovo mulinello, guardiamoci bene intorno per spese mirate che non rendano la pesca fonte di malanni.
Capitolo 5- I MULINELLI Se per gli ami esiste un’ evoluzione documentata circa l’evoluzione degli stessi, nel campo delle canne c’è stata una trasformazione molto più lenta con un lunghissimo periodo in cui la canna palustre opportunamente lavorata ed il più pregiato bambou l’ hanno fatta da padroni.
Una lavorazione più pregiata prevedeva l’assemblaggio di lamelle di bambù di forma esagonali.
In alcuni posti dove l’evoluzione è stata più lenta, vedi Portogallo, è possibile trovare ancora canne per varie specialità in tronchino esagonale.
Veniamo al più semplice degli attrezzi “la canna fissa”.
Semplicità d’uso non corrisponde a semplicità di pesca. I virtuosi della canna da riva utilizzano ancora questo attrezzo non potendo contare sull’aiuto che la frizione di un buon mulinello offre in caso di prede di peso.
Tralasciando le canne in bambù che certamente hanno accompagnato l’infanzia di molti pescatori ancora in piena attività, oggi la canna fissa è costruita in fenolico, per il segmento economico, ed in varie mescole di carbonio per il segmento di mercato che va dal pescatore della domenica fino al più evoluto degli agonisti.
La tecnica costruttiva in entrambi i casi prevede una serie di elementi tubolari dalla conicità più o meno accentuata, inseriti l’uno nell’altro(canna telescopica), con lunghezze che partono dai 3 metri fino ad arrivare e superare i 10 per telescopiche pure o per un ibrido tra la canna telescopica e quella ad innesti che è la ROUBASIENNE.
Se per lunghezze di 3 – 4 metri è ancora accettabile il peso della fibra di vetro, per lunghezze superiori il rapporto peso lunghezza è ad assoluto appannaggio delle canne in carbonio.
Una sette metri in fenolico si attesta infatti su pesi che possono arrivare al chilogrammo mentre una media mescola in carbonio, per una canna della stessa lunghezza si attesterà su di un peso intorno ai 3 etti. Ciò senza voler arrivare alle canne in altissimo modulo con pesi davvero risibili ma estremamente costose e da utilizzare con grande cautela per l’intrinseca fragilità agli urti dei materiali.