Читать онлайн Людмила Петрова - Практический курс итальянского языка. Продвинутый этап обучения



Предисловие

Моему брату посвящается

Учебник предназначен для студентов II–III курсов языковых вузов, а также для всех, кто намерен развить навыки практического владения итальянским языком.

12 уроков состоят из основного текста, разнообразных лексико-грамматических, лексических и речевых упражнений, дополнительных текстов. Многие задания направлены на отработку одного из самых сложных грамматических[1] явлений итальянского языка – конъюнктива, не имеющего аналогов в русском языке.

Основные темы уроков – это история, культура, театр, школа, молодежь, семейные отношения, футбол и др.

Содержание текстов (преимущественно заимствованы из художественных произведений итальянских авторов) хронологически отражает главные этапы развития Италии, начиная с периода объединения (1860 г.) и по настоящее время.

В процессе изучения итальянского языка студенты познакомятся с историей, географией экономикой современной Италии, с самыми интересными фактами из истории и культуры этой страны, ее достопримечательностями (в разделе Vogliamo conoscere le regioni d'Italia 7), узнают о жизни самых ярких ее представителей (Гарибальди, Верди и др.). В учебник включены также тексты по наиболее актуальным вопросам современности, затрагивающим интересы многих людей на земле, – война, терроризм, социальные и политические потрясения и др.

Дополнительные тексты направлены как на расширение словарного запаса, так и на более глубокое изучение истории Древнего Рима (Un po'storia antica).

Так называемая хронологическая строка, представленная на каждой странице книги, даст необходимую информацию о знаменательных событиях, связанных с исторической, культурной и политической жизнью Италии.

Учиться с увлечением позволяет раздел Unро 'di svago!Divertiamoci studiando! в котором представлены: курьезные факты; гороскопы; итальянский календарь с праздниками; античные боги, с именами которых связаны названия месяцев; рецепты вкусной итальянской кухни и т. д. Такой широкий диапазон лексического материала позволит не только пополнить словарный запас, но и активно употреблять в речи сложные грамматические конструкции, узнать о стилистических возможностях итальянского языка.

Рекомендуется уделять особое внимание краткому и более подробному пересказу текстов. Именно точное воспроизведение большого количества подлинных текстов позволяет не только преодолеть интерференцию, т. е. влияние родного языка, но и выработать навыки более свободного и профессионального владения иностранным языком, в частности, итальянским.

Такое многообразие текстов призвано восполнить пробел, обусловленный отсутствием на книжном рынке достаточного количества необходимой учебной литературы на итальянском языке.

Особое место в учебнике отведено заданиям на закрепление пройденного материала, выработку навыков перевода и развитие творческого отношения к этому непростому виду деятельности (рубрика Perfezioniamo il nostro italiano).

Автор выражает благодарность итальянским коллегам за сотрудничество в работе над некоторыми разделами этого учебника.

Особую признательность автор выражает журналу La Settimana Enigmìstica и лично г-у ОЛИВЬЕРО за любезно предоставленные комиксы.

Успеха всем дерзающим на благородном поприще освоения новых высот знаний!

Buona fortuna!

Автор

Capitolo I

Perfezioniamo il nostro italiano

Testo

La spedizione dei Mille

La spedizione dei Mille[2]

La situazione politica in Italia. Motivi di contrasto. La seconda guerra d'indipendenza aveva lasciato insoluto il problema dell'unificazione d'Italia: mancavano lo Stato Pontificio, il Regno delle Due Sicilie[3] e il Veneto.

La soluzione si presentava difficile e il conte di Cavour primo ministro presso la corte del re di Savoia Vittorio Emanuele II[4], era consapevole delle pericolose ripercussioni che un'iniziativa piemontese avrebbe suscitato in Europa.

Napoleone ///era intransigente sulla integrità territoriale dello Stato Pontificio, l'Austria era decisa a mantenere il Veneto e a favorire la politica reazionaria dei Borboni nell'Italia meridionale.

Data la situazione, il governo piemontese concentrò ogni sforzo nel consolidamento dei risultati raggiunti e preferì non affrontare subito la questione. All'opera diplomatica e moderata del Cavour si sostituì Vazione rivoluzionaria dei democratici, che fu decisiva per l'unità d'Italia.

Il Regno delle Due Sicilie. Alla morte del re Ferdinando II (1859), era salito al trono il figlio Francesco IL Uomo mediocre, convinto di poter seguire la politica reazionaria del padre, il nuovo sovrano non si curò di apportare i miglioramenti politici ed economici dei quali il paese aveva urgente bisogno, e rifiutò l'alleanza con il Piemonte, offertagli dal Cavour.

Il malcontento serpeggiò nel regno delle Due Sicilie e creò il terreno favorevole alla propaganda rivoluzionaria mazziniana.

La rivolta di Palermo. Il 4 aprile del 1860 scoppiò a Palermo una insurrezione soffocata nel sangue. La notizia degli avvenimenti spinse il siciliano Francesco Crispi, che si trovava esule nel Regno di Sardegna, a chiedere l'intervento di Garibaldi; bisognava approfittare del clima di agitazione per cacciare i Borboni dall'Italia meridionale. Il generale accettò la proposta.

L'impresa garibaldina. Il Partito d'azione. Dopo la seconda guerra d'indipendenza, attorno a Garibaldi si era rafforzato il Partito d'azione cui aderivano uomini di tendenze democratiche, desiderosi di risolvere con l'azione il problema dell'unità d'Italia.

L'impresa trovò l'approvazione di Vittorio Emanuele II; il Cavour, timoroso di un'iniziativa repubblicana, si mostrò contrario, ma non si oppose apertamente, per non diventare impopolare.

Alla spedizione di Garibaldi parteciparono circa Mille volontari, giovani patrioti di ogni ceto sociale che provenivano da tutta Italia e anche dall'estero. Fecero parte dell'impresa tra gli altri Ippolito Nievo, autore delle Confessioni di un Italiano, e Giuseppe Cesare Abba, che nel libro Da Quarto al Volturno redasse il diario della spedizione.

Verso la Sicilia. Dopo essersi impadroniti di due vapori, all'alba del 6 maggio, i Mille salparono da Quarto (Genova). Sostarono brevemente a Talamone, in Toscana, dove si rifornirono di armi, e si diressero quindi verso la Sicilia. Dopo che furono giunti nel porto di Marsala, Garibaldi fece accostare le sue navi a due unità britanniche che erano alla fonda nel porto di Marsala. Le navi borboniche, pertanto, non poterono usare i cannoni per timore di colpire le navi inglesi.

Sbarcati a Marsala (11 maggio), i Mille penetrarono verso l'interno e a Salemi Garibaldi, con un proclama, assunse la dittatura in nome di Vittorio Emanuele (14 maggio).

Con quel gesto Garibaldi indicava che il fine della sua impresa era la realizzazione dell'unità italiana sotto i Savoia.

La conquista dell'isola. Il primo scontro delle «camicie rosse»[5] con le truppe borboniche avvenne a Calatafimi (15 maggio). La battaglia fu durissima; il terreno fu conquistato con assalti alla baionetta, ma a sera la vittoria era dei garibaldini.

Il successo di Calatafimi risvegliò l'entusiasmo generale, perché la povera gente vedeva in Garibaldi, più che il liberatore dall'oppressione politica, colui che avrebbe risolto il problema della fame e dell'oppressione sociale con una giusta distribuzione delle terre.

Conquista di Palermo. Garibaldi inviò alcuni dei suoi nativi dell'isola, ad organizzare bande di «picciotti»[6], giovani volontari siciliani.

Nella difficile marcia di avvicinamento a Palermo, Garibaldi rivelò le sue eccezionali capacità di capo partigiano e guerrigliero. La battaglia per la conquista di Palermo durò per tre giorni e fu durissima; numerosi furono i caduti. Con l'aiuto della popolazione, insorta il 30 maggio, le camicie rosse riuscirono ad espugnare la città. Fu costituito il Governo Provvisorio con a capo Francesco Crispi.

Vennero adottati i provvedimenti più urgenti: le pensioni per le vedove e gli orfani dei caduti in battaglia, aiuti per i mutilati, abolizione di ogni forma di servilismo (fu abolito il titolo di Eccellenza e il baciamano «da un uomo ad un altro uomo») in ossequio al principio dell'uguaglianza e della dignità umana.

Ma i contadini siciliani attendevano ben altro che astratti riconoscimenti di parità. La propaganda garibaldina aveva loro promesso grandi mutamenti sociali: l'abolizione del latifondo e la riforma agraria. Nel giugno cominciarono a verificarsi sommosse nelle campagne. Il Governo Provvisorio, preoccupato di perdere l'appoggio dei grandi proprietari, rimase sordo alle richieste e inviò il La Masa a ristabilire con energia l'ordine.


G. Cesare Abba riporta questo colloquio con un frate siciliano. L'autore era convinto che l'unità e la libertà fossero gli unici ideali per cui combattere, ma in Sicilia comprese che la libertà politica non bastava: era necessaria anche la libertà dalla fame e dall'asservimento ai ricchi.

22 maggio.

Mi son fatto un amico. Ha ventisette anni, ne mostra quaranta: è monaco e si chiama padre Carmelo. Vorrebbe essere uno di noi, per lanciarsi nell'avventura col suo gran cuore, ma qualcosa lo trattiene dal farlo.

– Verrei, se sapessi che farete qualche cosa di grande davvero: ma ho parlato con molti dei vostri, e non mi hanno saputo dire altro che volete unire l'Italia.

– Certo, per farne un grande e solo popolo.

– Un solo territorio…! In quanto al popolo, solo о diviso, se soffre, soffre; ed io non so che vogliate farlo felice.

– Felice! Il popolo avrà libertà e scuole.

– E nient'altro! – interruppe ilfrate — perché la libertà non è pane, e la scuola nemmeno. Queste cose basteranno forse per voi Piemontesi: per noi qui no.

– Dunque che ci vorrebbe per voi?

– Una guerra non contro i Borboni, ma degli oppressi contro gli oppressori grandi e piccoli, che non sono soltanto a Corte, ma in ogni città, in ogni villa.

– Allora anche contro di voi frati, che avete conventi e terre ovunque sono case e campagne!

– Anche contro di noi; anzi prima che contro d'ogni altro! Ma con il vangelo in mano e con la croce. Allora verrei. Così è troppo poco. Se io fossi Garibaldi, non mi troverei a quest'ora, quasi ancora con voi soli.

– E le squadre?

– E chi vi dice che non aspettino qualche cosa di più?

Non seppi più che rispondere e mi alzai.

Garibaldi stava intanto per sferrare l'attacco decisivo contro i Borboni: il 20 luglio dopo un accanito combattimento riuscì ad espugnare Milazzo e Messina e a liberare così tutta l'isola.

L'esasperazione provocata dalla vana attesa esplose a Brente (4 agosto) in episodi di furore. Nino Bixio, detto il secondo dei Mille, fu inviato dal Governo a sedare la rivolta e la repressione compiuta dagli stessi Garibaldini fu spietata.

Lo sbarco in Calabria. Garibaldi intanto si apprestava a portare a termine la liberazione dell'Italia meridionale. Il 20 agosto sbarcò in Calabria, dove numerosi volontari si unirono ai garibaldini. La marcia procedette rapida, mentre le truppe borboniche si disperdevano. Il 7 settembre Garibaldi entrò a Napoli, accolto con entusiasmo dalla folla. Francesco Ile la sua corte si rifugiarono nella fortezza di Gaeta.

Preoccupazioni di Cavour. Il rapido successo dell'impresa e la grande popolarità di Garibaldi preoccuparono il governo piemontese. Il