Vestito rosso a pois - страница 4
Bisogna avere le mani molto forti per suonare questo strumento. Provi i miei calli, sono molto forti. Dio ha compensato il fatto che le mie gambe non funzionano dandomi queste forte mani. Se le mie gambe lavorassero ti porterei come una piuma.
Sanno fare di tutto queste mani. Vedi il mio abito? Grazie, davvero elegante. Faccio tutto con le mie mani.
E, in più, mi piace cucinare tutti i piatti della cucina africana; sono di origine somala. Mio padre era un noto antropologo. Anch’io continuo a scrivere un libro dedicato a quella disciplina e, certamente, preparo un disco di musica africana. Voglio che tutta la gente di questo mondo conosca la nostra cultura. Voglio portare la gioia. Non mi piace annoiarmi.
Ho tanti amici e tutti hanno talento. Ho una amica pianista non vedente, sposata, ha due bambini. Ci incontriamo spesso, mangiamo i piatti che preparo. Ci scambiamo le novità. Facciamo nuovi progetti.
Io abito in un paesino vicino Torino. A Genova sono di passaggio. Mi piace questa città. È varia, colorita, vivace. Mi piace introdurre in questa sinfonia la mia nota. Tum-tum, come il ritmo del cuore.
Sono felice in ogni momento della mia vita. Are you happy?
Traduzione Alfredo Bertollo
Della prattica di un’avvocato
– Quale storia mi ha colpito di più? mi domandò Nadia. – Erano tante in tutti gli anni di lavoro.
Di più però mi hanno colpito queste due. Una donna mi racconta:
– Abbiamo vissuto con mio marito più di una dozzina di anni, molto bene, in pace ed armonia. Leggevamo gli stessi libri, guardavamo gli stessi film, andavamo insieme in vacanza.
Così facevamo anno dopo anno. Era tutto bellissimo prima che mio marito si ammalasse. Venne ricoverato. Andavo a trovarlo e gli trovavo sempre la stessa donna vicino. Pensavo fosse l’ infermiera. Poi mi hanno detto: «E’la sua amante».
Glielo chiesi e lui annuì. Non stetti a chiarire i dettagli, compresi che era una lunga storia se osava venire in ospedale.
Lei non si può immaginare, cara Nadezhda Yakovlevna, cosa provavo nell’anima. Come poteva essere possibile? Tutto era chiaro: gli stessi libri, gli stessi film, in vacanza insieme. Come è stato?
Mi sono arrabbiata con lui e ho smesso di andare in ospedale a trovarlo.
Passò un’po di tempo. Io pensavo a tutto il nostro passato, scalpitavo ed ero perplessa: come aveva potuto? Man mano la mia rabbia passò. Sono andata a trovarlo. Proprio quando è stato dimesso dall’ospedale.
Ho detto che lo perdono e che voglio che tutto torni come prima. Ed egli mi ha risposto: «No, adesso io non voglio. Quando stavo male, lei mi curava».
E se n’è andato dall’altra.
– Questa è un’altra storia, conclude la mia nuova conoscente, avvocato, – sempre raccontata da una donna.
Lei ha vissuto tanto con suo marito. Sono diventati vecchi insieme. Quando lui morì, al funerale arrivò un’altra donna tutta in lacrime. Piangeva, come si trattasse di un familiare. Una parente lontana? Non mi risulta.
Scoprì che suo marito aveva un’altra famiglia e che quella donna era sua figlia.
– Allora come si fa a fidarsi degli uomini? – mi chiede la mia conoscente avvocato.
Come faccio a saperlo, cara Nadezhda Yakovlevna?
Traduzione Alfredo Bertollo
I capelli non lavati
«Questo avvenne trent’anni fa» – mi racconta Olga- «in un piccolo paese dove tutti si conoscono, fra loro amici nelle difficoltà. Le vicine di casa si aiutano l’una l’altra anche solo per scambiarsi i fiammiferi. Tutte le novità vengono esaminate.